venerdì 17 febbraio 2012

INNO “AL CALVARIO”

 

Al Calvario, al Calvario, o redenti
Ove l'ostia s'immola d’amor:
Al Calvario moviamo dolenti,
Ove il Dio della vita sen muor!
Del Suo sangue Ei ci vuole cospersi
Per amore il Suo sangue Ei ci dà:
Non sia ciglio, che pianto non versi,
Non sia cuor, che non s'apra a pietà!
Non sia ciglio, che pianto non versi,
Non sia cuor, che non s'apra a pietà!

Egli e il santo, innocente impolluto
Che la pena del reo vuol subir,
E il reo può negarGli il tributo
Dei Suoi teneri e caldi sospir?
Al Calvario, al Calvario, redenti
Ove il Dio della vita sen muor!
A lenire i Suoi atroci tormenti
Ei non chiede che lacrime e amor
A lenire i Suoi atroci tormenti
Ei non chiede che lacrime e amor.

INNO MORTE ED ORAZIONE

 

 

O Signore, che per redimerci
dal demonio e dal peccato,
soggiacesTi a tanto strazio
nel Tuo corpo immacolato,
noi vogliamo, buon Gesù
non offenderTi mai più.

Rit.: O Gesù bontà infinita,
veneriamo la Tua morte,
che ridiede a noi la vita
e ci aprì del ciel le porte,
a Te canta il nostro cuore,
che morisTi per amore.

O Signore che nel Tuo spirito
tante pene aver volesTi,
per donare all'alme nostre
le dolcezze Tue celesti,
Tu concedici o Gesù
che T'amiamo sempre più.

Rii.: O Gesù bontà infinita,
veneriamo la Tua morte,
che ridiede a noi la vita
e ci aprì del ciel le porte,
a Te canta il nostro cuore,
che morisTi per amore.

O Signore che al Tuo supplizio
associasTi pur Maria
e le desTi a noi indegnissimi
Madre grande, dolce e pia
pei Suoi meriti, o Gesù
in noi regna sempre Tu.

Rit.: O Gesù bontà infinita,
veneriamo la Tua morte,
che ridiede a noi la vita
e ci aprì del ciel le porte,
a Te canta il nostro cuore,
che morisTi per amore.

GENTI TUTTE – INNO DELL’ANNUNZIATA


Genti tutte, venite e mangiate,
questo e il giorno del Pane e del Vino
dato a tutti da Cristo Signore,
testamento di morte e d'amore.
Questo e il giorno in cui sazia ogni fame
quell'amore che in pasto si diede,
sacrificio perfetto e fecondo
fino all'ultimo giorno del mondo.
O Gesù, vero Pane del cielo
macinato e nel sangue impastato,
cotto al fuoco del santo Tuo amore,
vieni e sazia la lame del cuore! (2)
Genti tutte, venite e adorate:
è l'Altare la madia del Pane,
e la Croce il torchio del Vino
che trasforma dell'uomo il destino.
Non c'è amore più grande e più vero
di chi dona all'amico la vita
come il chicco che muore e si irriga
perchè nasca e fiorisca la spiga.
O Gesù, vero Pane del cielo
macinato e nel sangue impastato,
cotto al fuoco del santo Tuo amore,
vieni e sazia la lame del cuore! (2)
Genti tutte venite e ascoltate
la notizia più bella del mondo:
cancellato è ogni nostro peccato
nella Croce del Dio incarnato!
Ogni uomo macchiato è redento
ed ammesso alla Mensa del Padre,
cinti i fianchi e la lampada accesa
finchè non si consumi l'attesa.
O Gesù, vero Pane del cielo
macinato e nel sangue impastato,
cotto al fuoco del santo Tuo amore,
vieni e sazia la lame del cuore! (2)

GIA’ CONDANNATO IL FIGLIO – INNO PROCESSIONE DI MORTORA




1. Già condannato il Figlio
dalle ribalde squadre,
chiede l'afflitta Madre:
il Figlio mio mori.
2. O Madre dolce e cara,
o Vergine pudica,
permetti che tel dica:
il Figlio tuo morì.
3. Corre per ogni via,
incontra l'empia gente
e chiede, o Dio, piangente:
il Figlio mio morì.
4. Quel capo già chinato,
quelle annerite gote
dicono a chiare note
che il Figlio tuo morì.
5. Interroga le meste
figliuole di Sionne:
ditemi, buone donne:
il Figlio mio morì.
6. Le tombe, i sassi. i monti,
le stelle, il mar, le sfere,
tutto ti fa sapere
che il Figlio tuo morì.
7. Sale l'infausto monte
con frettolosi passi
e chiede ancora ai sassi:
il Figlio mio morì.
8. Guarda la nuda croce
che a te rivolta dice:
Ahi! mesta Genitrice,
il Figlio tuo morì!

mercoledì 15 febbraio 2012

INNO MORTORA



1. Fra immensi, atroci spasimi
si spense alfin la vita
al Figlio dell'Eterno,
dell'alma nostra aita;
del nostro core il palpito
l'amore e la beltà.
2. Sulla funerea coltrice
ahi! lo veggiamo estinto,
e il suo adorato volto
di morte e sangue tinto;
luce e sospir degli angeli
sepolto presto andrà.
3. Ecco dei crudi spasimi
la vittima divina,
dalla proterva insania
resa fatal ruina.
Fra i disonor del Golgota
e morto il Redentor.
4. Il sol sdegnato annuvola
il suo fiammante viso
dall'inumano scempio
del Salvatore ucciso;
e piange, ahimè, con fremito
la terra a tanto orror.